I monoproteici: cosa sono e quando usarli

Numerosi mangimi per cani e gatti vengono oggi proposti come alimenti monoproteici. Una definizione che descrive un prodotto, sia secco sia umido, formulato impiegando una sola fonte di proteine animali, in genere un tipo di carne o il pesce.

Questa tipologia di alimenti viene correttamente ritenuta più adatta ad alimentare animali che soffrono di allergie (o intolleranze) alimentari, in quanto queste problematiche sono l’esito di una reazione sbagliata del sistema immunitario nei confronti di una proteina: riducendo il numero di proteine nell’alimento diminuisce anche le probabilità che l’animale risulti intollerante a una di esse.

Per approfondire questi temi e fornire le basi per una corretta consulenza in sede di vendita, abbiamo incontrato e chiesto lumi a Giacomo Biagi, Professore associato confermato del Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie, docente di alimentazione degli animali da compagnia presso Alma Mater Studiorum Università di Bologna.

Che cosa sono le allergie e intolleranze alimentari?

Allergie e intolleranze alimentari sono due categorie delle cosiddette reazioni avverse al cibo, ovvero condizioni di malattia dovute alla assunzione di un certo alimento.

Le allergie sono forse la categoria meglio conosciuta e si verificano quando il sistema immunitario dell’animale, per sbaglio, riconosce una proteina alimentare come qualcosa di nocivo e sviluppa anticorpi nei suoi confronti.

Dopo questo primo momento, detto di ‘sensibilizzazione’, l’animale risulta allergico e ogni qualvolta assume un alimento che contiene quella proteina manifesta dei sintomi clinici, che in genere sono a carico della cute e talvolta anche a carico dell’apparato gastrointestinale.

Le intolleranze alimentari sono un insieme molto variegato di reazioni avverse al cibo che, a differenza delle allergie, non dipendono dal sistema immunitario. Le intolleranze possono riguardare tutti i soggetti appartenenti a una certa specie (es. cioccolato, cipolla e aglio sono tossici per tutti i cani e i gatti), ma altre hanno invece una base individuale.

Un esempio di intolleranza che accomuna tutti i soggetti di una specie, ma con differenze importanti su base individuale è quella al lattosio: nei nostri animali, così come nelle persone, la soglia di tolleranza al lattosio varia da individuo a individuo.

Esistono poi intolleranze alimentari che, all’interno di una specie animale, riguardano solo alcuni soggetti, in quanto portatori di specifici difetti genetici: un tipico esempio è rappresentato dalla predisposizione dei cani Dalmata a sviluppare calcoli urinari da urati se vengono nutriti con alimenti molto ricchi di carne, frattaglie o pesce.

Infine, vorrei citare come nella pratica clinica si osservino spesso nel cane disturbi gastrointestinali cronici riconducibili a intolleranze alimentari: in questi casi gioca un ruolo importante anche il microbiota intestinale, ma ad oggi non è ben chiaro quale sia il legame tra certi alimenti, il microbiota e la comparsa dei sintomi gastrointestinali.

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