L’inserimento nella norma di un divieto solo italiano di importazione, commercializzazione e conservazione per gli animali esotici da compagnia ha creato serie obiezioni da parte degli amanti degli animali e dei professionisti. In Italia il Parlamento sta discutendo la ratifica della Legge di delegazione europea 53 del 2021. Che chiede all’Italia l’adeguamento al regolamento UE 429 del 2016 sulle malattie trasmissibili degli animali. Cerchiamo di chiarire la questione insieme a Lorenzo Crosta, medico veterinario, ex vice presidente Anmvi, coordinatore del comitato tecnico e scientifico del coordinamento #esoticimafamiliari. Professionista riconosciuto anche a livello internazionale come segretario dello European College of Zoological Medicine. E per aver fatto parte della rosa di esperti EFSA per la Commissione Europea nel comitato “Animal health and welfare risks associated with the import of wild birds other than poultry into the European Union”, proprio sui rischi sanitari legati all’importazione di animali.
Professor Crosta, a che punto siamo?
La situazione in Parlamento è in stallo. Sembrerebbe scongiurato il rischio di un divieto, ma aspettiamo i decreti attuativi. La norma inserita nella legge di ratifica vieta importazione, commercializzazione e conservazione dei cosiddetti animali esotici da compagnia. In pratica, tutti gli animali a parte cane e gatto che fanno ormai parte delle famiglie italiane e che hanno origini esotiche. Solo origini, perché in realtà si tratta per la maggior parte dei casi di animali nati e allevati in Italia da generazioni. Sono esotici ma sicuramente non sono selvatici, non sono stati prelevati in natura. Canarini, cardellini, pappagalli, ma anche pesci, roditori, piccoli rettili. Un divieto che non ha senso scientifico. E che oltre a mandare sul lastrico un settore oggi fiorente, creerebbe problemi di mercato nero e potenziali maltrattamenti agli animali.
Perché questi animali farebbero paura
La motivazione addotta è che potrebbero provocare zoonosi, ovvero trasmettere all’uomo malattie animali.
È una preoccupazione ragionevole?
No, o meglio… Lo è al pari della possibilità che un qualsiasi animale domestico, inclusi cani e gatti, contagi l’uomo. Ma non vuol dire per questo penalizzare gli animali domestici. Gli animali esotici mantenuti e riprodotti in cattività rappresentano un rischio minimo. Forse anche minore rispetto agli animali domestici. Ben diverso se invece parliamo di animali selvatici, nel loro ambiente naturale. O peggio, importati illegalmente, senza controlli sanitari.
Perché siete contrari a fare liste di animali ?
Perché liste e tutele ci sono già. Ci sono leggi che impediscono di mantener gli animali pericolosi, dai rettili velenosi ai grossi felini. Poi ci sono le normative per la tutela degli animali selvatici autoctoni italiani. Quelle per la tutela degli animali in via di estinzione. E in Europa dal 2006 è vietato importare uccelli selvatici, che è poi la fonte principale di importazione di animali selvatici. Poi ci sono le specie invasive, come le tartarughine o il pesce siluro, anche quelle già elencate.
Non ci sono ragioni scientifiche che giustifichino la creazione di una ulteriore lista. Mentre sarebbe più saggio parlare di regole di allevamento e detenzione, anche per salvaguardare il benessere degli animali. Che è poi la direttiva fornita in sede europea. Creare operatori e appassionati consapevoli, per favorire la salute dei nostri pet e di conseguenza il controllo di possibili malattie.
#esoticimafamiliari
Il coordinamento #esoticimafamiliari presentato in Senato lo scorso 18 maggio, frutto della campagna lanciata dal senatore Luca Briziarelli, riunisce professionisti e associazioni che si oppongono al divieto e sono invece favorevoli alla tutela e difesa degli animali esotici da compagnia, come avviene in tutta Europa. Aderiscono: FOI, Unionpet, Aisad/Confesercenti, Italian Gekko Association, Aipa, Federmep, Passione Pappagalli Free Flight, Associazione Italiana di Aracnologia e numerose altre associazioni. In supporto al coordinamento si riunisce un comitato medico scientifico coordinato da Lorenzo Crosta.