Con il boom degli abbandoni cala la presenza di animali da compagnia nelle case degli italiani con cani, gatti, uccellini, tartarughe e anche rettili in 1 famiglia su 3 (37,7%) rispetto ai record di crescita fatti segnare negli anni del Covid. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti su dati Eurispes in occasione della tradizionale benedizione di Sant’Antonio Abate, il Patrono degli animali che il 17 gennaio vede da nord a sud della penisola il ripetersi del rito la benedizione dalla variegata moltitudine di esemplari presenti nelle case, nelle stalle, ovili e nei pollai come in Piazza San Pietro a Roma, con gli animali della fattoria Italia che popolano le campagne nazionali alla presenza del presidente della Coldiretti Ettore Prandini.
E se con la pandemia Covid – sottolinea Coldiretti – la percentuale degli animali da compagnia nelle case degli italiani è salita dal 33,6% del 2019 al 39,5% nel 2020 fino al 40,2% del 2021, nell’ultimo anno – evidenzia Coldiretti – le presenze sono diminuite, anche a causa degli abbandoni di cani e gatti che hanno superato quota 57mila nell’ultimo anno, secondo l’Enpa. Un fenomeno – continua Coldiretti – spinto non solo da immaturità, noia o disinteresse verso la sorte degli animali, ma anche dalla crisi economica che ha colpito molte famiglie con l’aumento dei prezzi che ha inciso sui bilanci domestici.
Il 60% di chi ospita animali domestici spende mensilmente tra i 30 e i 100 euro – evidenzia Coldiretti – e solo il 22% meno di 30 euro mensili, mentre il 18% di chi ha un animale gli dedica un budget che va dai 100 ai più di 300 euro al mese, secondo l’Eurispes. Gli animali più diffusi nelle case sono i cani con il 44,7% delle presenze e i gatti con 35,4%.
Ma a minacciare i migliori amici dell’uomo è anche il business criminale legato al mercato nero che, fra allevamenti clandestini in Italia e arrivi illegali dall’estero, coinvolge oltre 400mila cuccioli per un giro d’affari da 300 milioni di euro all’anno, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Osservatorio Agromafie. I trafficanti documentazione contraffatta che attesta la falsa origine italiana degli animali e riporta trattamenti vaccinali e profilassi mai eseguiti, con i cuccioli il più delle volte trasportati nascosti e pressati dentro contenitori, doppi fondi ed altri ambienti chiusi, stipati in furgoni e camion che percorrono lunghi tragitti.
Ad esserne colpiti – continua Coldiretti – sono, oltre che gli allevatori ed i rivenditori onesti, in primo luogo gli animali stessi, vittime quasi sempre di maltrattamenti ed abusi. Quello dei cuccioli clandestini – conclude la Coldiretti – è un commercio che talvolta si realizza anche con la complicità di chi ricicla nel mercato legale animali di provenienza illegale.